I videogiochi sono un bene o un male?
Fin troppo facile per me parlarne bene, poiché ci sono cresciuto insieme. Ho imparato prima a far partire i giochi sull'Amiga 500 di mio fratello che non a scrivere il mio nome.
Detto ciò, da quando io ero piccolo ad oggi, i videogiochi sono cambiati tantissimo e ciò che una volta era visto come un "male assoluto", oggi ha diverse applicazioni molto più interessanti e al tempo stesso, pericolose.
Facciamo però un bel balzo indietro nel tempo, andando alla fine degli anni 90. Sono i miei primi veri ricordi nitidi da videogiocatore. Ovviamente da bambino i genitori non vedono di buon occhio il fatto che il figlio passi molto tempo davanti a una console, eppure a mio parere già i giochi dell'epoca avevano trame e storie ben sviluppate. Non a caso i miei giochi preferiti di quel tempo erano Final Fantasy VII su Play Station o Pokemon Giallo su Game Boy Color.
In quei giochi già trovavo il piacere di leggere e conoscere una storia, dietro comunque a un gameplay di mio gradimento.
Ovviamente non tutti i giochi hanno una storia dietro, e a volte anche se ce l'hanno, non è così convincente come in altri, ma questo vale per qualsiasi arte che racconta storie (libri, film, musica).
Da quegli anni ad oggi, le cose sono cambiate molto, perché molti videogiochi hanno aggiunto in essi una componente di socializzazione grazie alla diffusione di massa di Internet. Questo vuol dire che se una volta lo stare chiuso in casa a giocare a Fifa o PES (o qualsiasi videogioco sportivo) significava star da solo rintanato lontano dal mondo, oggi significa giocare con altre persone. E questo vale davvero per qualsiasi tipologia di videogioco, anche per il tanto malfamato GTA*.
Inizialmente ho parlato di pericoli, e questi sono di tanti tipi, diversi anche in base all'età del videogiocatore.
Si parte ovviamente dai piccoli che ormai tramite tablet o cellulari giocano e interagiscono tra conoscenti o non. Roblox, una delle piattaforme più diffuse e che ha come target proprio i più piccini, non è altro che un immenso open world con tanti videogiochi. Una versione semplicistica di quello che abbiamo potuto ammirare nel film Ready Player One. Come sempre in questi casi, sono i genitori che devono seguire i piccoli e non lasciarli soli quando giocano, e soprattutto essere consapevoli di quali giochi stiano facendo. Ho preso esempio Roblox perchè alcuni genitori non sanno che quella stessa piattaforma offre giochi di ogni tipo, che vanno da giochi di costruzione (simili al più famoso Minecraft, per chi lo conosce), a giochi di corse di automobili, giochi di gestione di negozi/ristoranti, giochi musicali oppure a vere e proprie copie di quello che è il già sopracitato GTA* e per il quale lascio una piccola parentesi alla fine.
Superata la fase infantile dei giochi, dove comunque si deve stare attenti a fare in modo che videogiocare non diventi un vizio cui non poterne fare a meno, si apre un mondo più ampio. Negli ultimi tempi il gaming è divenuto una disciplina vera e propria, e quindi come era una volta per la passione di chi aspirava a diventare calciatore, oggi iniziano ad esserci adolescenti che sognano di diventare gamer professionisti. Dietro c'è ovviamente un grande marketing che spinge a vendere prodotti da gioco professionali (componenti pc, mouse, tastiere, poltrone, cuffie e tutto quello che si può usare per videogiocare). Qui diventa molto più complicato anche per me parlare, perché non sono propriamente avvezzo a questo mondo, ma qualcosa ho potuto ammirare. Ho assistito in diretta a una finale a Roma di League of Legends già una decina d'anni fa, e sono eventi che già avevano un discreto seguito (io ci andai con degli amici solo per curiosità, giocavo ma non a livelli professionistici).
La cosa che trovo preoccupante è il fatto che ci sono tanti giochi, gratuiti, come LoL sopracitato oppure il più diffuso Fortnite, che tendono a far spendere i soldi "in-game", ossia per acquistare, non potenziamenti, ma oggetti estetici nel gioco. In modo simile interviene anche per esempio i giochi sportivi, come in FIFA Ultimate Team, ma lì si acquistano possibilità di potenziarsi. Non che la cosa giustifichi di gran lunga spese folli, ma spesso i genitori danno soldi ai figli senza sapere cosa comprano pensando magari che questi acquistino un gioco nuovo, o qualcosa di "necessario" per poter giocare, e questo è abbastanza preoccupante.
Per quanto riguarda le storie dei giochi, sono sempre meno i titoli che puntano a una trama articolata, bensì lo scopo sembra quello di arrivare presto a una fine della storia e dare poi il via a un post-game che in alcuni caso diventa il gioco vero e proprio, in quanto aperta quasi sempre alle interazioni online, tornei e cose del genere. Ovviamente questo non vale per tutti i giochi, ma per la gran parte la direzione sembra questa.
Esistono tanti titoli che vale la pena esser giocati e vissuti proprio per la loro storia, come per esempio Skyrim, un open world anche un po' datato ormai, ma in grado ancora di essere giocato grazie all'immensa varietà di storie che vi si possono trovare dentro, e alla sua libertà di viverle. Ma si potrebbero citare tanti altri giochi, del passato o del presente: dai vecchi Metal Gear e Monkey Island, oppure ai vari Assassin's Creed, Borderlands o ce ne sono tanti altri che sicuramente ora non mi vengono in mente.
In conclusione credo che i videogiochi siano ormai una realtà che fa parte della vita di tanti, non solo giovani. L'importante credo sia sempre esser consapevoli di cosa stiamo giocando noi e i nostri figli. I videogiochi sono una passione e può essere sano o meno proprio come quella di vedere dei film o di leggere dei libri. Non tutto ciò che vediamo o leggiamo è di nostro gusto ma non per questo si può puntare il dito su tutta la categoria (mi riferisco al fatto che esistono libri e film erotici o splatter che non sono per tutti).
A tal proposito ricordo che dietro ogni confezione di un videogioco (o sul sito che ne vende la copia digitale) c'è indicato il PEGI con l'età da cui è consigliato giocarci e tutti i simbolini con ciò che potete trovare all'interno, e in base ad esso potete regolarvi se sia o meno il gioco adatto per voi o per chi dovrò poi giocarci.
Molte delle storie che io stesso ho scritto sono nate anche in base alle mie esperienze videoludiche e in particolare nel racconto "Il gioco dei miei sogni" nel libro "Mai al Sicuro", il mondo cui mi sono ispirato nel gioco ricorda in parte esperienze come in World of Warcraft, Lineage II o Diablo II.
Per cui, videogiocare può essere un altro modo per leggere, conoscere e vivere storie che altrimenti potremmo non aver mai modo di vivere, ed è un bene purché fatto in maniera coscienziosa, proprio come si vede un film o si legge un libro.
* Piccola nota su GTA, acronimo di Grand Theft Auto.
Questo videogioco molto controverso, è stato spesso oggetto di critica fin troppo eccessiva. Vero che tratta temi molto delicati, quali malavita, violenza e quant'altro, ma è anche vero che è un gioco che ha come target un pubblico adulto come evidenziato sul retro della confezione stessa del gioco.
Tra l'altro ci sono giochi ben peggiori di questo in tal senso, molto più cruenti ed espliciti, che però passano in sordina solo perchè meno famosi e
diffusi.
Come detto prima, non tutti i giochi sono per tutti, e ormai ci sono video, recensioni e ogni modo disponibili liberamente a tutti per informarsi su un gioco prima di acquistarlo.